Richard Millet denuncia l’antirazzismo come nuova ideologia internazionale, il cui obiettivo è imporre una visione del mondo che demolisca le identità dei popoli, per sostituirle con una non-identità globale. Sostenuta dai gruppi di potere dominanti, dei quali fa parte anche la sinistra mondiale, questa ideologia agisce, in forme subliminali ma anche con interventi eclatanti, per mezzo di un capillare controllo. Chi tenti di sfuggire a questa dittatura viene immediatamente perseguito dagli adepti del «partito devoto». Vittima eccellente di questo perverso meccanismo, Millet è stato accusato di razzismo: subdola forma di intimidazione, che mira a paralizzare la libertà di espressione. A tale accusa Millet replica che l’antirazzismo è un terrorismo letterario, che ha lo scopo di ridurre al silenzio chiunque osi esprimersi in senso contrario al paradigma del politicamente corretto. Così, l’antirazzismo diventa una vera forma di razzismo per imbavagliare i dissidenti, la letteratura e la libertà di pensiero.
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